Il nuovo film del regista italiano Marco Bellocchio sulla storia vera di un ragazzo ebreo che fu rapito dalle autorità pontificie per diventare prete a… Vaticano Sarà presentato in anteprima nei cinema brasiliani il 18 luglio.
La produzione de “Il rapimento del Papa” è stata nominata in 11 categorie al Premio David di Donatello – il Premio Oscar italiano – tra cui Miglior film, Regia e Sceneggiatura adattata, e ha vinto i Migliori costumi, Trucco e Acconciatura.
Bellocchio, che ha scritto la sceneggiatura con Susanna Nicchiarelli e Edoardo Albinati, racconta una delle storie che sconvolsero l’Italia del XIX secolo, quella del bambino ebreo di sei anni Edgardo Mortara, che fu rapito dalla Chiesa cattolica nel 1858 da un gruppo politicizzato la zona. E la prospettiva critica.
Affetto da una grave malattia infantile, Mortara si sarebbe sottoposto a un frettoloso rito battesimale eseguito da una cameriera cristiana, credendo che sarebbe morto.
La chiesa ha affermato di aver ricevuto una segnalazione sull’incidente e di aver preso in custodia il ragazzo, giustificando ciò con l’esistenza di una legge che impedisce ai non cattolici di allevare un figlio cattolico.
Mortara venne poi trasferita al clero sotto la tutela di Papa Pio IX per ricevere l’educazione cristiana. I genitori, scossi e increduli, fecero di tutto per riavere il figlio, ma il Papa non accettò il ritorno del ragazzo.
Non ritornò dai suoi genitori fino all’adolescenza, 12 anni dopo, ma la famiglia si scontrò sulla sua fede acquisita e Mortara decise di tornare a Roma e diventare prete.
Il film ha debuttato in una mostra competitiva al Festival di Cannes ed è stato proiettato anche ai festival di Toronto e New York. Bellocchio afferma in un’intervista che l’idea del film è sempre stata quella di concentrarsi su fatti storici meticolosamente documentati prima di consentire alla finzione di colmare le lacune di quella storia.
“Sappiamo molto poco della vita privata dei personaggi, ad esempio. La struttura del film è supportata da diversi fondamenti storici: il rapimento nel 1858, il processo nel 1860 e la presa di Roma nel 1870”, ha spiegato.
Il regista italiano dice anche che il film parla del potere della Chiesa che risale a secoli fa e arriva fino al presente.
“Certo, ciò che ha vissuto Eduardo Mortara non poteva accadere oggi, in un tempo di dialogo aperto e di un Papa molto aperto. “Già allora si aveva la sensazione che la fede cattolica non potesse essere scossa”, ha aggiunto Bellocchio.
Infine, ha sottolineato che “questo film non cerca di mettere gli uni contro gli altri”, ma “il destino di quest’uomo mi ha parlato e mi ha ispirato. La tua storia mi ha riempito di sentimenti e di tensione formazione del film È chiaro che la mia solidarietà va al bambino che ha subito gravi atti di violenza”.
La produzione arriva in Brasile con la distribuzione di Pandora Filmes. (Dimenticare)