Milioni di ragioni per cui i Giochi di Tokyo hanno toccato i cuori e le menti di tutto il mondo. Dalla tregua al soffocamento della pandemia alla presentazione mediatica che rende tutto fantastico. Dalle metafore sportive su luci e ombre al surf e allo skateboard per la prima volta. Nessuno si è divertito tanto quanto la folla dello skateboard.
Un applauso fraterno per questi acrobatici attivisti che zigzagano in salti e giri indimenticabili. Pimp un corridore e fai il tifo per manovrare l’altro, come una ruota della festa alta. Niente brilla come l’arte di giocare e socializzare.
Non è per questo che non smettiamo di dondolarci con la passerella, un massaggio in omaggio ai tristi tropici. Derivano ancora in gran parte dall’abnegazione fantasiosa combinata con molta etnia e talenti straordinari.
Viva Rebecca, Mayra, Bruno, Ana Marcela, Beatriz, Izequias, Rosamaria e altre medaglie. Sperimentiamo nelle sessioni dei gufi un crogiolo delle loro convinzioni, delle loro afflizioni, dei loro tumulti, dei loro sacrifici, delle loro ricompense. Specchi dei nostri dubbi, delle nostre speranze e della nostra bellezza.
Misurato dall’industria sportiva nei suoi miliardi di spettatori online e digitali, il successo delle Olimpiadi non deriva esattamente da media invidiabili e dal tono economico, in grado di imporsi sulla pandemia. Deriva dall’Epifania che si manifesta al confine con la Divinità.
Gli atleti olimpici ci associano a questa soglia estetica. Si allontanano dunque da noi non tanto per registrazioni e devozione quanto per illuminanti incontri di trascendenza, per diffondere le nostre percezioni soffocate dalla razionalità strumentale dominante.
Semplici manifestazioni nella zona emotiva dello stupore brillano come l’oro nel salto in alto condiviso dagli italiani Giammarco Tampere e Moataz Barshim; I messaggi affettuosi di Darlan Romani a sua moglie e sua figlia, prima e dopo il quarto posto nello scatto; Bergera balla Allison dos Santos, bronzo nei 400 ad ostacoli; La carismatica semplicità di Rebecca Andrade nella storia della ginnastica; Il potente, inquietante coraggio di Simone Biles per liberare la sua umanità dalla violenza che è stata naturalizzata attraverso il patto dell’invisibile, il malvagio patto dell’invisibile.
I pacchetti olimpici più importanti non mostrano i vincitori, ma le loro glorie e le loro vittorie. Non si concentrano sulla grande narrativa, incentrata sull’esuberanza sportiva, su performance epiche, ma su personaggi, scene e trame al di fuori dei riflettori centrali. Ci sono nei flash dei romanzetti, la cui potenza poetica salva le piccole benedizioni della vita quotidiana.
Renderli visibili è una delle più grandi imprese dell’apoteosi dello sport. Nell’analogia di Pasolini, costituisce la vittoria delle lucciole sui lampi di dominio diretti verso l’arrivo piuttosto che verso la rotta.
La brillantezza dei romanzi brevi è un grido contro la scomparsa. delle quarte posizioni. Lo stress fisico e mentale caricato dalla cabina ad alte prestazioni. Dai sogni strappati dalla mancanza di denaro, affetto e salute. Dalle famiglie che si fanno in quattro per giocare insieme. Il miracolo di ricominciare ad ogni caduta.
All’ombra di questa scomparsa, 7,5 milioni di brasiliani vagano perseguitati dalla fame (“grave insicurezza alimentare”, in termini tecnici). Speriamo che mangino una volta al giorno. La polvere è stata dimenticata sotto il tappeto della seconda esportazione di cibo del pianeta, del valore di 100 miliardi di dollari nel 2020. Poche incongruenze illustrano con tale precisione la nostra disuguaglianza cronica.
Mancano anche le altre componenti essenziali di una vita dignitosa e sana, come l’esercizio regolare, con una guida professionale. E affetti da malnutrizione e mancanza di movimento, diventano vulnerabili alle malattie, compreso il Covid. Vivono peggio e vivono di meno. Soffrono nella freddezza dell’indifferenza finché non se ne vanno completamente.
Evidenziando le grandi, piccole storie, le Olimpiadi rompono il patto dell’invisibilità. Apre i varchi attraverso i quali soffia il cambiamento della sportività e promuove l’inclusione sociale, la cittadinanza, il tempo libero e la salute.
I riflettori olimpici sottolineano l’importanza di politiche efficaci per estrarre questi benefici d’oro dal mondo dello sport, compresa l’eredità di Rio 2016. Non solo perché così decide la costituzione. Ma perché, tra tanti sforzi congiunti, dipende la costruzione di una nazione migliore.
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Alexander Carruta ha conseguito un dottorato di ricerca in comunicazione, un MBA, una laurea in Management dello sport e una laurea in educazione fisica..