Sono solo sette i film di Antonioni proposti da Leopardo Filmes a Paolo Branco, in un ciclo di copie restaurate che inizia ora a Nimas, a Lisbona, ma rappresenta il nucleo centrale italiano della sua cinematografia. Sono solo sette, più che sufficienti perché lo spettatore si metta al centro dell’opera di un maestro del cinema che ha aperto la strada a una novità senza pari.
Come “vendere” un giovane adulto di questo millennio a un regista, che di certo non ha chiuso gli occhi, visto che, morto nel 2007, l’ultima proiezione di Antonione in Portogallo risale al 1996? Dipende… Se i giovani sono interessati alla storia e al cinema all’interno di un percorso storico, il percorso corretto è seguire la cronologia. Cominciamo, quindi, con il primo lungometraggio del regista, Lo scandalo dell’amore, che, nel 1950, mostrava un regista sul sentiero ventoso del tempo. I canoni del neorealismo dominarono il tempo, guardando le persone in relazione ai meccanismi sociali, lo stesso Michelangelo Antonioni fu nella genesi del movimento (“Gente del Po”, girato nel 1943, anche se proiettato solo nel 1947). Già nell’anno 50 riteneva necessario guardare al cammino lasciato dal dopoguerra, compresi i sogni e le delusioni di questo cammino. Questo primo film, dove una povera giovane donna, attraverso il matrimonio con un vecchio, sale all’alta borghesia, questo “scandalo amoroso” in cui il denaro (e quello che vogliamo fare per esso) è così importante, sarebbe l’inizio di una buona conversazione.
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