Perché recensiamo i film di Antonioni al Festival Internazionale del Cinema di San Paolo, iniziato giovedì scorso? La direttrice dell’evento, Renata de Almeida, ha sintetizzato bene il motivo: “Antonioni era conosciuto come un cineasta poco comunicativo. In un momento in cui comunichiamo senza sosta con il cellulare, ha sicuramente qualcosa da dirci”.
In breve, quello che ci dice Antonioni è: il mondo si muove a un ritmo veloce, ma gli esseri umani e le loro angosce rimangono le stesse. L’uomo si adatta solo alle notizie, ai social network e al mondo del Grande Fratello, dove a tutti piace seguire l’intimità di sei persone, illudendosi così che esista un vero scambio tra lui e le persone che lo circondano.
Guardare o rivedere i film di Antonioni in ottobre potrebbe evidenziare quanti registi attuali stanno seguendo le sue orme quando si tratta di rappresentare la solitudine umana. Il Maestro è il modo in cui Wim Wenders ritrae l’addetto alle pulizie del bagno giapponese in Perfect Days; E nell’acuta solitudine vissuta dalla ragazza Priscilla Presley, intrappolata nella gabbia della fama di Elvis nel film “Priscilla” di Sofia Coppola; Nella rivolta dei dipendenti di banca contro il sistema nel film “I delinquenti” del regista Rodrigo Moreno, prossimo candidato all’Oscar in Argentina; Anche nell’unica scoperta dell’amore infantile nel film belga “Claus” di Lukas Dhont, e nel film giapponese “The Monster” di Hirokazu Kore-eda. O anche nei film del turco Nuri Bilge Ceylan, oggi uno dei migliori al mondo: il suo ultimo film “Ervas Secas” è nel programma della Mostra.
In fondo l’app di appuntamenti e i film di Antonioni dovrebbero dire la stessa cosa: sei solo al mondo. La differenza è che l’app ti dà l’illusione di essere accompagnato, mentre il cinema del maestro ci offre un bellissimo modo di vivere questo isolamento, e di trovarvi una ricchezza inaspettata.
In conclusione vi lascio con i miei consigli antoniani. Se non hai mai visto “L’Avventura”, “La Notte” o “L’Eclissi” sul grande schermo, non perdertelo. “L’Urlo” e “Deserto Rosso”, il suo primo film a colori, valgono l’intera esperienza. E ci sono i due capolavori eterni, “Blow Up” e “O Passegeiro – Profissio: Repórter”, che non perdono mai la loro freschezza ogni volta che vengono visti. Buon spettacolo a tutti!