Francesco ha ricevuto questo sabato mattina i membri del corpo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana in occasione del 50° anniversario della sua fondazione. Il consiglio del papa è di camminare sulle vie del vangelo e della creatività.
Sylvony Jose – Vatican News
Sabato mattina (26/06) nella Sala del Grande Paolo Sesto in Vaticano, Papa Francesco ha incontrato più di mille persone, tra cui molti giovani, rappresentanti della Caritas diocesana (circa 218 in tutto il Paese) e della Caritas italiana. Festeggia i 50 anni di fondazione. Il discorso di Francesco è stato preceduto da un momento di fraternità, testimonianza e riflessione condivisa, incentrato sul biennio previsto per il 50° anniversario.
Francisco ha condiviso con loro la gioia dei 50 anni di vita della Caritas italiana, nata il 2 luglio 1971.
“Siete parte della Chiesa, come vorreste dire “La nostra Caritas”, san Paolo VI, che l’ha voluta e progettata. Ha incoraggiato la Conferenza Episcopale Italiana a creare un’organizzazione episcopale per promuovere la carità spirituale dei il Concilio Vaticano II perché la comunità cristiana sia soggetta alla vostra carità». Ribadisco il compito: molte sono le sfide e le difficoltà nell’attuale momento di cambiamento, e sono sempre di più i volti delle situazioni povere e complesse della regione, ma – come ha sempre detto san Paolo VI – le nostre Caritas stanno facendo oltre le loro forze”.
Sottolineando che il 50° anniversario è “una tappa per ringraziare e rinnovare il cammino che abbiamo fatto”, il Papa, con il suo aiuto, ispirazione e impegno, prende atto delle “Tre vie, le tre vie per continuare il cammino”.
L’ultimo percorso
Il percorso scoperto da Francisco inizia per ultimo. Egli osserva che è bello “allargare le vie della virtù”, vedere la realtà non dalla prospettiva dei vincitori, ma dalla prospettiva dei poveri.
«È da loro che siamo più vulnerabili e vulnerabili. Per sostenere le missioni; dalle emergenze agli interventi in Italia e nel mondo in collaborazione con il Sud del pianeta; dagli approcci globali alle complesse vicende migratorie, con progetti innovativi come i corridoi umanitari, implementando strumenti che possono avvicinare la realtà, come i centri di ascolto e gli osservatori della povertà e delle risorse.
La via del Vangelo
Il Papa spiega che la seconda via che non si può abbandonare è la via del vangelo. Ci mostra che Gesù «è con ogni povero». Ci consiglia anche di “essere una chiesa mite, dove i poveri sono benedetti”. Dalle forti rivelazioni del Signore, il Pontefice aggiunge: «La paresi della condanna», che non è mai una contraddizione contro nessuno, ma una profezia per tutti: «Quando viene calpestato l’annuncio del grido umano, deve essere ascoltato. È dare voce”. Francesco ricorda il seguente stile: “Questo è uno solo, il vangelo”.
“Questo è lo stile dell’amore gratuito, che non cerca ricompensa. È lo stile del seguire, ricevere e servire il nostro servo Gesù. Questo è lo stile descritto da San Paolo. La carità è” totalizzante, credere tutto, credere tutte le cose» (1 Cor. 13,7). Ero affascinato da tutto. La carità è implicata; si tratta non solo dello spirituale, ma anche del materiale. La salvezza di Gesù abbraccia l’umanità intera. Abbiamo bisogno di una carità dedicata allo sviluppo olistico di quella persona: una carità spirituale, materiale, intellettuale.La bella esperienza dell’Alleanza nella carità tra chiese esistenti, anche attraverso le gemelle, avete vissuto in grandi modi disastri”.
Il percorso della creatività
Infine, il Papa ci esorta a coltivare la creatività. Riferendosi alla storia della Caritas italiana, ha detto: “Questi cinquant’anni di ricca esperienza non sono roba da cose ripetitive; la carità di san Giovanni Paolo II è la base per il continuo rifiuto della finzione”.
“Non stancatevi di fronte ai nuovi poveri e ai nuovi ricchi che crescono. Coltivate sogni di fraternità, siate segni di speranza. Vaccinatevi contro il virus della disperazione e condividete la gioia di essere una famiglia numerosa. In questo clima fraterno, viviamo in uno Spirito Santo creativo e creativo, Egli suggerirà nuove idee per il momento”.
Dai un’occhiata semplice da bambino.
Infine, il Pontefice ha espresso la sua gratitudine a “operai, sacerdoti e volontari”. Un “grazie” in più, perché, durante le epidemie, “la rete della Caritas – ha ricordato – ha intensificato la sua esistenza e ha alleviato la solitudine, la sofferenza e i bisogni di molti”. “Ci sono decine di migliaia di volontari, tra cui molti giovani nel servizio civile, che hanno fornito risposte definitive a chi ha bisogno in questo momento”, ha sottolineato Francisco. Questo è esattamente ciò su cui i giovani hanno bisogno di “concentrarsi”, ha aggiunto Francesco.
“Sono le vittime più deboli di questa epoca di cambiamento, ma anche artefici del cambiamento di un’epoca. Sono gli eroi del futuro. Con amicizie, entusiasmo e pazienza, relazioni che trascendono le culture dell’indifferenza e dell’apparenza, il tempo dedicato a loro non è mai sprecato. Non ci sono abbastanza “opzioni” per vivere: ci vuole Fratellanza e vera felicità. La Caritas può essere un’accademia di vita per aiutare tanti giovani a scoprire il significato del dono, a gustare il buon gusto di riscoprirsi e dedicare il proprio tempo agli altri. In questo modo la Caritas sembrerà giovane e creativa, semplice come un bambino e verso un altro tornerà senza paura”.