Inizia così la poesia “Um Adeus Português” di Alexander O’Neill: “Nei tuoi occhi così pericoloso / L’amore più severo regna ancora / La luce delle spalle chiare e dell’ombra / L’angoscia già purificata” Questa poesia è stata l’ispirazione per l’omonimo film di João Botelho del 1985 – fa riferimento a “Questo piccolo dolore portoghese / Come domare un vegetale ‘, che è stato lo slogan del film.
A quasi quarant’anni di distanza, vale la pena ricordare che “Um Adeus Português” è stato uno dei primi titoli della narrativa cinematografica portoghese a trattare con particolare sensibilità e affetto i ricordi della guerra coloniale. Tutto avviene, infatti, in un drammatico zigzag tra un episodio di Guerra, in cui muore un soldato, e i ricordi della sua famiglia, vissuti e condivisi quasi un decennio dopo – uno zigzag sottolineato dalle immagini stesse, oscillanti tra bianco e nero. Il bianco del passato e i colori del presente.
Scritto da Leonor Pinhau e Joao Botelho, il film funge da dipinto multigenerazionale di fronte ai traumi della guerra. Non c’è da stupirsi, quindi, che il cast rifletta questa diversità di età ed esperienze di vita. In essi troviamo, tra gli altri, Isabel de Castro, Fernando Heitor, Rui Furtado, Christina Hauser, Joao Perry, Henrique Viana e persino Maria Cabral.
A proposito di Maria Cabral (1941-2017), vale la pena ricordare che fu un breve ma folgorante ritratto della scena cinematografica portoghese moderna – rivelata in “O Cerco” (1970) di Antonio da Cuna Telles, e che ebbe il suo ultimo ruolo, su il volto dell’Identificazione, in “Um Adeus Português”.