Questo articolo potrebbe contenere spoiler.
La frase di apertura, Red Screen condanna (onora?) ciò che abbiamo visto: un film politico!
Sarà infatti sempre difficile, se non impossibile, trovare un Moretti apolitico; Oppure, come è molto comune di questi tempi, apolitico.
Penso che questo film funzioni come una sublimazione della semi-psicopatia di Nanni Moretti se torniamo a una delle sue opere più grandi, “Palumbilla Rossa”. Lì assistiamo a una rappresentazione psicologica allegorica in cui il regista stesso affronta la repressione del trauma comunista, all’epoca ancora senza il formalismo dichiarativo della psicoanalisi visto in Habemus Papam. Ci sono voluti più di trent’anni perché lo spirito di Moretti venisse finalmente esorcizzato?
Sebbene si possa riconoscere un certo sogno giovanile di un settantenne, è innegabile la magia luminosa con cui ci si allontana dal sonnambulismo puritano delle narrazioni sacre. Moretti ci riporta alle sue formule più classiche e allo stesso tempo potenti. Dal denaro al cinema forte richiesta Pieno di esplosioni, al feroce rifiuto di fluire. Dopotutto, “le parole contano”, ci ricorda una scena a un certo punto mentre l’eroe del film nel film cerca di legittimare l’improvvisazione facendo riferimento a Cassavetes. Del resto, questo è un altro tema che percorre tutto il film, poiché Moretti ci coinvolge con riferimenti alle sue opere; Dal calciare più volte il pallone in aria, al ripetere “Ricordo, ricordo, ricordo” da “Querido Diario”.
Ma “Il sole del futuro” riesce ad essere più di una semplice elegia. Vale la pena notare che i due temi centrali del film sono: da un lato il mancato adattamento di Giovanni (interpretato dallo stesso Moretti) alla realtà oggettiva di una vita familiare spezzata; Dall’altro, il desiderio – un po’ ingenuo – di (ri)progettare il passato con un futuro confortevole. Il cosiddetto comunismo reale era tutto ciò che Moretti non voleva, e forse è per questo che Giovanni decise di girare un film sulla posizione ufficiale del Partito Comunista Italiano (PCI) durante l’invasione dell’Ungheria da parte dell’esercito sovietico. In una scena vediamo Giovanni strappare la figura di Stalin da un poster affisso nella sede del Partito Comunista Italiano, e in un’altra lo vediamo selezionare le etichette della birra e Giovanni richiedere un poster con sopra l’immagine di Rosa Luxemburg. Ora ci rendiamo conto che lo scenario si rivelerà fattibile come Giovanni sognava. Ma tutto questo senza mancare di anticipare il disagio della realtà. Che si tratti di chiunque uno strumento Contemporaneo dimenticato assumere La fotografia, l’ignoranza storica dei giovani d’oggi, o anche la singolare satira di Mortine; Ci ricorda spesso che l’umorismo non è altro che un antidoto alla paura.
Forse una possibile critica alla matrice concettuale del film è la stessa critica che potremmo muovere al relativismo di Raymond Aron, considerando che un simile presupposto non è sufficiente per farci credere che ciò che ci tocca siano solo decisioni filosofiche, frammenti e scelte nostre. È come se fossimo prodotti nel vuoto e da una mente fuori dal mondo. Ci aiuta ad aggiungere a questo l’assunzione della coscienza, perché in pratica ignoriamo, in ogni momento, la somma delle variabili inerenti alla vita, e quindi non siamo consapevoli della configurazione delle contingenze.
Ecco perché l’approccio idealistico di questo film può farci sentire come se fluttuassimo nel vuoto. Dopotutto, ciò è tanto più bizzarro perché si basa sull’idea dell’atomismo, che è un’idea largamente liberale e, in una certa misura, per niente marxista. Tanto che dopo tante pagine potremmo ritrovarci con la famosa moda dell’“Ecce Bombo”.
In tutto Il sole del futuro, la spada di Damocle, sospesa su Giovanni, è rappresentata sia implicitamente che letteralmente. L’escalation del comportamento nevrotico ci mostra un uomo depresso, e gli antidepressivi di cui parla nella conversazione con la figlia, dopo che sua moglie l’ha abbandonata decenni fa, ci fanno immaginare un tragico culmine nello stile di David Berman. Ad un certo punto, l’audacia di Giovanni nell’interrompere sommariamente le riprese di un’esecuzione per parlare per lunghi minuti del concetto di violenza non solo lascia scossi i nervi di sua moglie, ma ci regala anche un’acuta sensibilità. Rivive in questo grande monologo sociale Nuova ondataMoretti sarà uno degli ultimi eredi. L’epilogo però arriva prima della fine, durante la prova dell’impiccagione di Ennio, quando Giovanni gli stringe il collo con la corda. Poi compaiono le esitazioni e le riprese vengono inevitabilmente rinviate al giorno successivo. Le riprese della telecamera ci mostrano a Autotrasporti Una splendida veduta del protagonista che attraversa l’intero studio fino a ritornare nella location centrale, la sede del PCI. Possiamo addirittura spiegare se Moretti avesse vagato tutto questo tempo per raggiungere esattamente lo stesso punto di partenza, un punto fondamentale dove bisogna affrontare la verità. Con questo tratto Moretti raggiunge la trascendenza, facendo spazio al tempo.
Il colpo di stato avvenne il giorno successivo, quando Giovanni soppresse la scena dell’impiccagione in favore di una manifestazione presso la sede nazionale del Partito Comunista Italiano, allontanando Palmiro Togliatti dall’orbita sovietica e portandolo a condannare pubblicamente l’azione militare a Budapest. Mentre appare il corteo finale Dopo scritto Le mie scuse mentre alcuni membri della troupe cinematografica compaiono sullo schermo, supportati da un enorme striscione con una foto di Leon Trotsky. È come se la rottura della continuità temporale ci desse a Moretti una speranza alternativa laddove il socialismo non ha mai trionfato in un solo paese e dove le persone si uniscono in nome della virtù dei valori. La speranza che la dottrina fosse abbandonata, che il tardo riformismo sposato da Enrico Berlinguer, l’autonomia rispetto a Mosca e il compromesso storico, non portassero il Partito Comunista Italiano alla disillusione per un futuro fallito.
Ritornando al concetto di processo storico di Michel de Certeau, vediamo il passato come un mezzo per rappresentare la differenza, che consiste nel tagliare i dati attraverso la legge del presente. Pertanto, è discutibile se ciò che accade in questo film non sia esattamente un taglio della differenza alla luce della visione consensuale del mondo del presente. Senza pregiudizi, Future Sun è più di un semplice meccanismo riflessivo, è un lavoro di evasione dal fascino speciale. Un pezzo capace di trasportarci in un luogo di felicità, anche se ci rendiamo conto che il futuro non è cambiato. Dopotutto, desideriamo sempre qualcosa che non saremo mai, e questo è ciò che Moretti smentisce Memento morioffrendoci un pezzo di utopia.