“Ci stiamo preparando per ogni evenienza, compreso il ritiro. Dobbiamo pensare alla sicurezza del nostro personale dell’ambasciata e dei nostri cittadini. Se necessario (…) li riporteremo tutti sani e salvi in Italia rapidamente”. Il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio in un’intervista al quotidiano Il Corriere della Sera.
“In caso di evacuazione, l’ambasciata rimarrà operativa da Roma e i fondi stanziati per sostenere le forze di sicurezza afgane potranno essere riassegnati per proteggere i collaboratori dei nostri servizi diplomatici, militari e civili”, ha affermato.
L’Italia, uno dei Paesi più coinvolti nella missione “Resolute Support” della Nato in Afghanistan, ha restituito a giugno i suoi ultimi soldati nell’ambito del processo di ritiro delle forze internazionali dal suolo afghano, annunciato ad aprile dalla Nato.
Dei 50.000 soldati dispiegati negli ultimi 20 anni in Afghanistan, 723 soldati italiani sono rimasti feriti e 53 sono morti.
La grande offensiva dei talebani contro le forze governative afgane è iniziata all’inizio di maggio, dopo l’inizio del ritiro definitivo delle forze internazionali (USA e NATO) dall’Afghanistan.
In poco più di una settimana, i talebani hanno preso il controllo di gran parte del territorio settentrionale, occidentale e meridionale dell’Afghanistan e sono già alle porte di Kabul.
“Ora dovremo lavorare con tutte le forze coinvolte per garantire che i talebani forniscano le necessarie garanzie per il rispetto dei diritti acquisiti”, ha affermato il ministro italiano.
Continua Luigi Di Maio: “L’Occidente ha commesso degli errori ed è giusto ammetterlo. Ora l’Europa deve svolgere un ruolo di primo piano e posizionarsi come interlocutore affidabile nello scacchiere geopolitico”.
Ha concluso: “Dobbiamo pensare a una strategia comune per evitare che ciò che sta accadendo in Afghanistan succeda altrove”.
L’Italia, insieme a Stati Uniti d’America, Turchia, Regno Unito e Germania, è stato uno dei cinque Paesi più impegnati nella missione “Unwavering Support”.
Venerdì il ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini ha affrontato la questione dei traduttori afgani che hanno collaborato con l’esercito italiano.
“Nonostante il rapido deterioramento della situazione della sicurezza, continuano gli sforzi di trasporto umanitario per il personale afghano che ha collaborato con l’Italia”, ha affermato il ministro, aggiungendo che 228 afgani che hanno lavorato per le autorità italiane e le loro famiglie sono già in Italia. Suolo.
Diversi paesi occidentali hanno già indicato che si stanno preparando a ritirare i loro diplomatici, diplomatici e altri cittadini dal suolo afghano di fronte all’attacco dei talebani.
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