Ha aggiunto: “Utilizzando immagini satellitari e dati ufficiali, l’UNCTAD stima attualmente che l’economia di Gaza si sia già contratta del 4,5% nei primi tre trimestri del 2023”. Sottolinea che “l'operazione militare ha accelerato significativamente il ritmo del deterioramento e ha causato una contrazione del PIL del 24% e un calo del PIL pro capite del 26,1% nel corso dell'anno”.
“La Striscia di Gaza, dove metà della popolazione è composta da bambini, è ora quasi inabitabile, poiché le persone non hanno sufficienti fonti di reddito o accesso all’acqua, ai servizi igienico-sanitari, all’assistenza sanitaria o all’istruzione”.
Il rapporto evidenzia l’urgente necessità di interrompere il ciclo di distruzione economica che ha reso l’80% della popolazione dipendente dagli aiuti internazionali, e avverte che il ritorno allo status quo prima del conflitto non è un’opzione.
“Il potenziale e la velocità della ripresa a Gaza dipenderanno dalla fine dell'operazione militare, dall'impegno dei donatori e dalla conseguente performance di crescita. Lo scenario ottimistico suggerisce che anche con una cessazione immediata dei combattimenti, Gaza tornerà allo stato sociale ed economico prebellico”. Se dovesse scoppiare lo scontro attuale, “Ci vorranno decenni senza che il programma di ripresa venga adeguatamente finanziato e pienamente sostenuto dalla comunità internazionale”.
Nella valutazione dell'entità, una nuova fase di riabilitazione economica non può mirare semplicemente a tornare allo status quo prima dell'ottobre 2023.
Il rapporto sottolinea l’importanza di fornire un sostegno forte e immediato al bilancio del governo palestinese.