Anche Emmanuel Macron, presidente della Francia, ha parlato del suo sostegno alla democrazia brasiliana e ha detto che Lula può contare sull'appoggio “incondizionato” del suo Paese.
Queste azioni non sono state accolte con favore nemmeno in Italia, governata dall’estrema destra e solidale con la famiglia Bolsonaro. Il cancelliere italiano Antonio Tajani ha condannato “fortemente” la decisione e ha insistito sulla necessità di rispettare i risultati elettorali.
Il governo portoghese ha inoltre condannato “gli atti di violenza e di caos avvenuti a Brasilia, sottolineando il suo assoluto sostegno alle autorità brasiliane nel ripristinare l'ordine e la legittimità”. Anche Svizzera, Irlanda, Islanda, Norvegia, Regno Unito, Malta, Belgio, Austria, Slovenia e Lettonia hanno risposto a sostegno della democrazia brasiliana.
Era importante chiarire che i golpisti non avrebbero ricevuto il sostegno regionale. In America Latina, la Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC) ha espresso il suo sostegno al governo di Lula. Alberto Fernandez, allora presidente dell’Argentina, parlò di “tentato colpo di stato”. A Quito, il governo ecuadoriano ha condannato gli “eventi” avvenuti in Brasile e ha riaffermato il suo “sostegno illimitato alla democrazia e al governo legittimamente eletto”. Anche Gustavo Petro, presidente della Colombia, ha puntato nella stessa direzione. “Il fascismo decide di organizzare un colpo di stato”, ha detto.
Nelle settimane successive, questo tema ha permeato i primi viaggi internazionali di Lula, poiché il tentativo di colpo di stato è stato trattato come un segnale della necessità di un'azione internazionale per affrontare le piattaforme digitali e difendere la democrazia.
Durante le sue visite negli Stati Uniti, Spagna e Argentina, o con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, era chiaro dall'agenda bilaterale di Lula che la questione non sarebbe scomparsa.