La Meloni respinge le accuse secondo cui l'Italia viene venduta con un piano di privatizzazioni
Il primo ministro italiano ha confermato che tra le sue aspettative c'è quello di ottenere 20 miliardi di dollari entro tre anni grazie alle operazioni di privatizzazione.
Il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha respinto lunedì l'accusa di aver messo “l'Italia in vendita” con le operazioni di privatizzazione che intende realizzare, ritenendo che tali operazioni siano state compiute da coloro che “hanno preso la Fiat e l'hanno venduta al Francese.”
“L'Italia in vendita”, si legge in prima pagina su Repubblica, l'accusa che arriva dal quotidiano di proprietà di chi ha rilevato la Fiat e l'ha venduta ai francesi, ha spostato la sede legale e finanziaria all'estero e l'ha messa in vendita. Le sedi delle nostre storiche aziende italiane…” ha sottolineato Meloni.
“Non so se questo è un titolo autobiografico, ma le lezioni sulla tutela dell'italianità non lo sono”, ha aggiunto il leader di estrema destra, secondo alcuni estratti di un'intervista alla rete televisiva Mediaset, che andrà in onda stasera. Meloni si riferiva, senza menzionarlo, alla famiglia Agnelli, storica proprietaria della Fiat, oggi parte di un gruppo internazionale con sede nei Paesi Bassi, e una delle cui società possiede il 100% delle azioni del quotidiano “Republica”.
Il primo ministro italiano ha confermato che tra le sue aspettative c'è l'ottenimento di 20 miliardi di dollari in tre anni grazie alle operazioni di privatizzazione, “che è un lavoro serio che può essere fatto” senza “compromettere il controllo pubblico” delle imprese italiane.
“La privatizzazione non è un regalo multimilionario a un fortunato uomo d’affari e amico”, ma piuttosto “lo Stato può fare un passo indietro dove la sua presenza non è necessaria, mentre deve fare un passo avanti quando è necessario”.
“Possiamo trasferire alcune azioni di società pubbliche senza compromettere il controllo pubblico”, ha sottolineato, prima di aggiungere: “In alcune società interamente di proprietà statale, possiamo trasferire quote di minoranza a privati”.
Alla domanda se si riferisse, ad esempio, alle Ferrovie dello Stato italiane, la Meloni ha risposto: “Anche sì, è uno dei portafogli sul tavolo. Lo Stato mantiene sempre il controllo quando il controllo è necessario”.
Il presidente del Consiglio italiano ha fatto riferimento anche al nuovo Patto di stabilità approvato dall'Unione europea, che considera “il migliore possibile”.
“Penso che avremmo potuto fare di più insieme”, ha sottolineato, riferendosi al presidente francese Emmanuel Macron quando le è stato chiesto se il presidente francese fosse al fianco dell’Italia durante i negoziati.
Meloni ha aggiunto che l’attuale patto di stabilità “per me non è il compromesso ideale, ma è il migliore possibile”.
Per il governatore “l’alternativa era tornare ai vecchi standard, che erano molto peggiori”, anche se “ci sono Paesi in Europa che preferiscono gli standard precedenti perché più rigidi”.