Il 15 novembre 1949, il professore di storia Gaetano Salvimini entrò in una classe dell’Università di Firenze e disse: “Come dicevo nella mia ultima lezione”. Sono passati 20 anni da quando ci ho messo piede.
Gaetano era un prigioniero politico, perse la cittadinanza italiana e fece assassinare diversi studenti. Il ritorno in classe dopo 20 anni dimostra un atto di coraggio e resilienza di Gaetano. Trasforma la classe in un ambiente di sopravvivenza intellettuale, un mondo parallelo che è sopravvissuto al terrore.
Ho appreso di questa storia attraverso il podcast Now, Now and More Now dello storico Roy Tavares, e ci penso spesso quando vado a insegnare. Mi ricorda come la mia generazione, nata negli anni ’80, con la fine della dittatura militare, sia stata per molti versi fortunata.
Meno di un anno prima di questo memorabile capitolo, il 10 dicembre 1948, nel castello di Chaillot, in Francia, veniva firmata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Venerdì 10 compie 73 anni. Di basso valore giuridico – perché non vincolante per i Paesi – ma di alto valore simbolico, è stata una pietra miliare per capirlo diritti umani O è globale o niente.
È difficile sottolineare in modo causale l’importanza della pubblicità. È un dibattito che oppone idealismo e materialismo nella storia. Se non fosse stato per gli orrori fisici della guerra, avremmo avuto l’emergere e la diffusione del dibattito sui diritti umani? Ma come avremmo potuto pensarci senza che gli intellettuali abbracciassero queste idee per secoli?
Nonostante questa difficoltà, credo che sia impossibile pensare a una società postmoderna senza pensare, anche implicitamente, ai diritti umani. L’idea di democrazia moderna viene confusa con la rappresentanza universale. Non tutti partecipano al dibattito a meno che ciascuno non abbia il permesso sociale per esercitare la propria professione, per esprimere le proprie opinioni e non sia in grado di farlo.
C’è stata una grave battuta d’arresto per quanto riguarda i diritti umani in Brasile durante questo governo. Amnesty International ha elencato più di 30 violazioni dei diritti umani avvenute finora nel governo del presidente. Jair Bolsonaro. Mancanza di rispetto per le popolazioni indigene, indebolimento della lotta contro la tortura, decreti sul possesso di armi, abrogazione della legge sulla sicurezza nazionale, smantellamento dei programmi contro la povertà – che impediscono alle persone di accedere ai loro diritti minimi fondamentali, “critici di Guedes” e vigilanza intellettuale sono alcuni degli esempi che abbiamo testato.
Stiamo entrando in un anno elettorale. Prestiamo attenzione al rispetto delle istituzioni e dei diritti della persona da parte dei candidati. È essenziale.
*Insegnante ispiratore, Ph.D. in Economia presso la New York University at Stony Brook