- Marcelo Crescente
- Da Milano alla BBC Brasile
I ricavi derivanti da attività illecite come il traffico di droga, l’estorsione, la prostituzione e il contrabbando di sigarette e alcol dovrebbero essere regolarmente inclusi nel PIL italiano, con il risultato che l’economia crescerà più del previsto nel 2014.
Ha suscitato polemiche l’annuncio che l’Istituto italiano di statistica si appresta a inserire a partire da quest’anno una stima dell’economia illegale nel Pil del Paese.
Il quotidiano italiano riporta con gioia che “il PIL crescerà di oltre il 10%”. Oggi Nella sua prima pagina esagera l’effetto dell’azione. “Con l’aiuto della mafia passeremo da Paese in crisi a locomotiva d’Europa”, ha detto Roberto Cosetti, editorialista del blog “Gli Italiani” del quotidiano. Corriere della Sera.
Ma il Ministero delle Finanze italiano ha deluso le aspettative più ottimistiche affermando che l’impatto sull’economia dovrebbe essere minimo, senza specificare una cifra.
In effetti, aggiungere l’economia criminale al PIL italiano non è un’idea nuova. Nel 1987, il paese aveva già incluso nei calcoli un valore stimato, che si traduceva in una crescita statistica del 18% di anno in anno.
La novità è che questo valore sarà ora stimato secondo le regole dell’Unione Europea (UE), e più specificamente del Sistema Contabile Europeo (European System of Accounts, in inglese, abbreviato ESA). Questo organismo è responsabile del coordinamento dei sistemi contabili nell’Unione europea.
Questa azione è richiesta non solo dall’Agenzia spaziale europea, ma anche dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), un’organizzazione internazionale che promuove il progresso economico e il libero scambio. La tesi è che, sebbene illegali, attività come il traffico di droga e il contrabbando, in definitiva, generano valore per l’economia.
Stima difficile
Le regole esatte per il calcolo, proposte dall’Agenzia spaziale europea, dovrebbero essere pubblicate alla fine dell’anno e sono attese con impazienza.
La dimensione dell’economia illecita in Italia è oggetto di grande controversia, poiché è difficile stimare quanto non transita nei libri contabili. I metodi per arrivare alle stime variano ampiamente. La maggior parte di essi si basa su sequestri effettuati dalla polizia.
Un metodo comune, ad esempio, è quello di moltiplicare per dieci i sequestri di droga e calcolarne il valore in base ai prezzi di mercato. Alcuni studi preferiscono non includere attività difficili da quantificare, come il gioco d’azzardo, la corruzione o l’estorsione.
Uno studio del 2012 condotto per la Banca Centrale Italiana stima che le entrate totali della criminalità organizzata equivalgano al 10,9% del PIL, ovvero a circa 150 miliardi di euro. Un nuovo studio del Ministero dell’Interno modifica tale cifra portandola a circa l’1,7% del PIL.
Conseguenze tangibili
Uno studio condotto dal Centro Ricerche Universitarie dell’Università degli Studi di Milano ha rivelato che le entrate delle organizzazioni mafiose come Camorra e N’Dragheta equivalgono a circa lo 0,7% del prodotto interno lordo. Lo studio indica inoltre che la mafia è responsabile di circa la metà di tutte le attività criminali del Paese.
Indipendentemente dal metodo applicato, la crescita del PIL può avere conseguenze tangibili per l’economia italiana, sia positive che negative.
Da un lato, ciò ridurrà il sostegno dell’Unione Europea. Ma d’altro canto, potrebbe aiutare il Paese a mantenere il proprio debito entro i limiti imposti dall’Unione Europea.
L’Italia è in crisi ed è appena uscita da una recessione durata cinque anni. Secondo l’OCSE, il PIL del paese dovrebbe crescere nuovamente nel 2014, ma solo dello 0,5% – esclusa l’economia illegale.