Palermo, 27 mag. (Ansa) – Giovedì (27) il ministro dell’Interno italiano Louisiana Lamorjee ha affermato che è “importante” che l’UE discuta della crisi migratoria, rivedendo la necessità di un partenariato con i paesi rifugiati e di un ordine di flusso.
Dopo aver presieduto la Commissione Ordine Pubblico e Sicurezza del Comune di Palermo, Lamorge ha spiegato che il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva “messo sul tavolo europeo il tema dell’immigrazione”, che era “una cosa importante” perché bisognava “fare sentito.”
“Dimostriamo che ci può essere una migrazione sostenibile e umana, non solo con il potere del presidente del Consiglio, ma anche nelle misure adottate, ma allo stesso tempo ci devono essere delle regole”, ha affermato la politica italiana.
Lamorjee ha sottolineato la necessità di rafforzare l’Accordo di Malta e di dedicare un po’ di tempo a dialogare con paesi come Europa e Tunisia, che non hanno certo dato i risultati sperati.
“Abbiamo l’ambizione di un accordo a livello europeo per il lavoro obbligatorio, ma sappiamo che ci sono alcuni Paesi che non l’hanno mai accettato”, ha spiegato il ministro, sottolineando che “basterebbe un lavoro facoltativo, ma con quote obbligatorie”.
Secondo lei, la crisi dell’immigrazione è un “evento complesso che deve essere gestito”, come ad esempio “interventi di partenariato con i Paesi in uscita”. “Dobbiamo pensare all’ordine dei flussi che dobbiamo rivedere in termini di flussi legali o allocazioni che potrebbero essere corridoi umanitari”.
Secondo Lamorges, “un flusso regolare può essere controllato perché la sicurezza va di pari passo con le politiche di integrazione, ma il sistema va controllato”.
“Certo che ci sono diritti. Italia e Sicilia non possono competere su quel fronte, ma ci deve essere il coinvolgimento di Paesi che oggi non sono molto solidali, ma sono stati visti con la Tunisia nella speranza di trovare una soluzione e modalità di cooperazione”, ha detto. disse.
Infine, il ministro dell’Interno ha spiegato di aver instaurato una profonda collaborazione in termini di flessibilità per recarsi in Tunisia e rientrare nel Paese. “L’accordo funziona e ne rimandiamo circa 80 a settimana perché la Tunisia è un paese sicuro”.
(ANSA)
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