A Pechino, il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo cinese Xi Jinping hanno promesso di iniziare una “nuova era” di relazioni e di rafforzare i legami militari di fronte agli Stati Uniti “ostili”. Negli anni ’70, le manovre tattiche per avvicinare gli Stati Uniti alla Cina, progettate da Henry Kissinger, approfondirono le spaccature tra l’Unione Sovietica e il Partito Comunista Cinese di Mao Zedong e furono decisive per vincere la Guerra Fredda. Ora la dinamica si è invertita: Cina e Russia sono più lontane dall’Occidente che mai e sempre più unite nei loro sforzi per sfruttare le differenze occidentali.
Si rafforza il partenariato “illimitato” e senza “aree vietate di cooperazione” che i due avevano annunciato a Pechino pochi giorni prima dell’invasione dell’Ucraina. La Cina acquista sempre più petrolio e gas russi, la Russia acquista sempre più manufatti cinesi ed entrambi i paesi effettuano ripetutamente esercitazioni militari congiunte.
Ma la partnership ha i limiti distinti della relazione tra padrone e subordinato. La Russia dipende dalla Cina molto più di quanto la Cina dipenda dalla Russia, e la sua dipendenza dalla Cina aumenta ogni giorno. Oggi, mentre la Cina rappresenta circa il 33% del commercio totale russo, la Russia rappresenta il 4% del commercio cinese. Ci sono aree di cooperazione vietate. Pechino ha rifiutato di fornire munizioni e armi per la guerra in Ucraina e ha frenato le minacce nucleari di Putin.
Tuttavia, le esportazioni cinesi di beni a duplice uso (civile e militare) hanno portato ad un aumento significativo della produzione militare russa. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato: “Quando si tratta dell’industria della difesa russa, il principale contributore ora è la Cina”.
Gli Stati Uniti stanno cercando di definire meglio le aree vietate di cooperazione e hanno imposto sanzioni alle banche e alle società cinesi coinvolte nella vendita di tecnologia militare a Mosca. Ma è certo che Xi e Putin abbiano discusso privatamente i meccanismi per aggirare queste sanzioni. Oggi la Russia è diventata per Pechino un laboratorio dove sperimentare infrastrutture finanziarie che potrebbero essere utilizzate in altri paesi come antidoto alle sanzioni occidentali.
Non è nell’interesse di Xi che Putin perda la guerra. Nemmeno se vince. Una lunga guerra è l’ideale per i loro scopi: logorare l’Occidente, sfruttare le sue divisioni e distrarlo dalle minacce cinesi a Taiwan e agli altri paesi vicini.
“La nostra cooperazione negli affari globali oggi è uno dei principali fattori di stabilità sulla scena internazionale”, ha cantato Putin stando accanto a Xi Jinping. “Insieme sosteniamo i principi di giustizia e un ordine mondiale democratico che rifletta le realtà multipolari basate sul diritto internazionale”. Traducendo la retorica autoritaria: entrambi continueranno a rafforzare i legami per seppellire l’ordine globale basato su regole sotto la legge del più forte, ma Putin conta su shock e minacce, e Xi sta attraversando un lento ma irreversibile deterioramento. Ma in teoria, l’Occidente è più forte militarmente ed economicamente. Deve solo consolidare nella pratica la sua unione e trovare modi efficaci per imporre costi e restrizioni alla partnership tra lo Stato vassallo russo e il sultano cinese.