ROMA – La Roma ha perso un decennio. Mi sono fermato, ho perso quota e ho fatto marcia indietro. Non a causa del Covid, non adesso. Ma tra il 2008 e il 2018, quando il mondo cercava di rispondere alla crisi finanziaria e la capitale italiana faticava più delle cugine europee e delle altre sorelle nazionali, Milano in primis. In quel decennio, che gli esperti definirono “perduto”, La Città Eterna ha visto un calo degli investimenti pubblici e privatirispetto a Aumentano i lavoratori meno qualificatiaccompagnato da A Performance deludente per le grandi aziende. Tutti i “cambiamenti strutturali” hanno esacerbato la polarizzazione nel mercato del lavoro tra competenze molto elevate da un lato e competenze molto basse dall’altro, esacerbando la disuguaglianza sociale. Un massimo basso da cui Roma è riuscita a rialzarsi – “questo si è visto anche durante il Covid” – ma al quale è necessario non ritornare, assicurando alla città un futuro più equilibrato. per questa ragione Camera di Commercio di Roma in collaborazione con Banca d’Italia Ho unito la forza dei dati, individuando il recentissimo passato della capitale e individuando i punti di forza da cui ripartire nel report “L’Economia di Roma negli anni 2000”. Cambiamenti strutturali, mercato del lavoro e disuguaglianze.
Tagliavanti: “Il nuovo decennio è sviluppo”
“Il decennio perduto dell’economia romana è stato terribile. Roma vacillò e non aumentò né la sua produttività né la sua capacità di creare ricchezza. Ciò significa il fatto che Il posizionamento di Roma è peggiorato non solo rispetto alle capitali europee, ma anche rispetto alle città italiane e rispetto al confronto più importante: Milano.. Roma non è riuscita – come ha commentato il presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti – a ricostruire un sistema economico capace di spiegare una fase di grandi cambiamenti nel campo della globalizzazione e dell’innovazione. Ma non tutto è stato negativo: dal punto di vista sociale la città ha reagito bene, le imprese in quel periodo sono cresciute, ma erano molto piccole, e nei settori tradizionali gli addetti sono aumentati, ma non era un bel lavoro erano “lavori strani”. Socialmente è stato fatto un grande sforzo, ma economicamente i risultati sono stati molto deludenti. Dobbiamo pensare a quel contratto perché non lo vogliamo più. Dopo la bella tappa di Roma nel momento drammatico della pandemia e della ripresa, dobbiamo ricostruire un sistema economico capace di creare un nuovo decennio di sviluppo e crescita economica.
Brandolini: “Il futuro? Dobbiamo capire che il mondo sta cambiando”.
Da dove ripartiamo allora? Innanzitutto dagli investimenti pubblici e dalle opportunità che arrivano dai fondi Pnrr. Ma anche migliorando i servizi pubblici, come sanità, trasporti e istruzione, e valorizzando i punti di forza della capitale, come la presenza di università e centri di ricerca, e ricercando una maggiore connettività con le imprese. Poi Il turismo, questo snodo e delizia della capitale che rappresenta un grande potenziale ma va gestito e regolamentatoAltrimenti resterà solo un peso, vista la scarsa capacità di spesa che spesso si registra tra le grandi affluenze di visitatori.
“Quello che è successo negli ultimi 20 anni a Roma è lo specchio di quello che è successo nel Paese. Dal 2000 al 2019 il Pil pro capite, a parità di potere d’acquisto, ha perso più di dieci posizioni rispetto alla media europea. Perché questa stagnazione in L’economia italiana e rumena? Andrea Brandolini, vicepresidente del Dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia, ha spiegato che a causa di alcune caratteristiche strutturali, tra cui la distribuzione delle dimensioni delle imprese, è sbilanciata verso le PMI che si trovano difficoltà ad innovarsi e posizionarsi sui mercati internazionali.Poi l’inadeguatezza dei livelli di istruzione, l’inefficienza della pubblica amministrazione, l’insufficiente concorrenza in molti settori.Oggi possiamo osservare un dato positivo, ovvero la notevole resilienza dell’economia di Roma e dell’Italia di fronte dell’epidemia. Questo è un motivo per ridurre il pessimismo. Ma i problemi evidenziati nel rapporto esistono ancora. Ad esempio – ha detto ancora – L’offerta di taxi di qualità a Roma è inaccettabile, così come dovrebbe preoccupare il saldo migratorio dei laureati, perché significa che questa città non riesce più ad attrarli e questo genera una perdita di capitale umano.. I grandi eventi hanno il potere di stimolare risorse e intelligenze, ma per essere duraturi devono riguardare la gestione quotidiana della città. Le difficoltà legate al piano riflettono quindi la debolezza fondamentale dell’amministrazione italiana. Ha concluso che quando pensiamo al futuro, dobbiamo pensare a un mondo che sta cambiando“.
E tu dai
Il rapporto spiega con numeri precisi cosa è successo a Roma in vent’anni. A partire dal 2001, quando il PIL pro capite a prezzi costanti nell’area metropolitana di Roma era di circa 55.000 dollari, superiore a quello di Berlino, Madrid e Atene e leggermente inferiore a quello di Parigi. Nel corso di quasi vent’anni, si legge nello studio, nel 2018 il PIL pro capite della Città Eterna è diminuito dell’11%. Antonio Cinque, direttore della filiale di Roma della Banca d’Italia, spiega l’andamento negativo del Pil pro capite con l’andamento più deludente della produttività del lavoro, misurata dal rapporto tra Pil e numero degli addetti, scesa del 15,8%. ., rispetto agli incrementi registrati da Berlino, Madrid e soprattutto Parigi.
I settori che hanno visto la crescita maggiore sono quelli dei servizi tradizionali che richiedono poche conoscenze, come il commercio e la ristorazione. Ciò ha portato ad una perdita di specializzazione, trainata principalmente dal turismo, diventato sempre più popolato e meno costoso. Così, questa polarizzazione tra professioni a bassa intensità di conoscenza e professioni ad altissima specializzazione, presenti anche nella capitale grazie a università e centri di ricerca, ha portato ad un aumento delle disuguaglianze e quindi anche ad una diminuzione del tasso di disoccupazione. Qualità della vita, che fa di Roma l’unica città dove il giudizio dei cittadini è peggiorato nel tempo: la percentuale di residenti soddisfatti nel 2019 è scesa al 74,2%, inferiore alle percentuali di Parigi, Berlino e Madrid e vicina a quella di Atene.
Al quadro economico si aggiunge il ruolo della pubblica amministrazione, che a Roma ha registrato un calo in termini di dipendenti e investimenti, e la cui spesa è cresciuta fino al 2012 per poi diminuire sensibilmente, raggiungendo valori sempre più bassi in termini pro capite rispetto a quelli negli Stati Uniti. Comuni italiani.
reazioni
Brevemente, “Dalla grande bellezza allo spreco di capitale, soprattutto umano”.È questo il quadro che emerge dal rapporto, presentato anche da esponenti della vita pubblica ed economica del Paese. Ha detto: “Oggi c’è bisogno di ottimismo Presidente di Unindustria Angelo Camelli– I dati estremamente dettagliati raccontano una verità rispetto alla quale cerchiamo di lanciare l’allarme da anni. L’appello di Roma decadde e la pubblica amministrazione abdicò al suo ruolo. I dati sugli investimenti incidono molto sullo sviluppo della città e sul suo valore aggiunto, e c’è una difficoltà nel rapporto tra enti che fanno ricerca e imprese. Anche il partito spinge in questa direzione, ma è molto difficile passare dalla logica della spesa pubblica alla creazione di un progetto strutturale che pensi alla fase post-partito”. Secondo Camelli “C’è poca consapevolezza dei punti di forza delle nostre imprese, ma Roma e il Lazio hanno settori industriali molto importanti. Dobbiamo riportare la crescita e lo sviluppo del nostro sviluppo imprenditoriale al centro della politica industriale”.
Giubileo, Expo, Pnrr e fondi europei sono solo alcuni dei problemi che affrontano oggi Roma e Lazio. “Penso che il più grande elemento di fragilità sia l’incompatibilità”, ha detto. Assessore alle Attività Produttive e Vice Presidente della Regione Lazio, Roberta Angelelli– Il contesto a volte mancava non solo di investimenti sufficienti, ma anche di una visione condivisa. Dobbiamo superare insieme questa fragilità. A Roma e nel Lazio ci sono punti di forza insoliti, come l’aviazione e la medicina. Si può fare di più, ma questo è un ambito competitivo. In questi giorni ci stiamo battendo per la candidatura di Roma per la mostra. Noi siamo pronti e c’è il fattore unità. Se vinceremo questa sfida sarà una vera forza trainante”.
Monica Lucarelli, Consulente Attività Produttive di Roma CapitalSi è soffermato sulla necessità di lavorare sulla qualità dei dipendenti della pubblica amministrazione e sugli investimenti “scarsi”. Secondo lui per molti anni la pubblica amministrazione ha investito poco, il che significa anche nessuna formazione nell’emissione dei bandi. È quindi importante trovare un collegamento tra ricerca e impresa. Ma Roma non ha luoghi dove si riuniscono le menti. Per questo abbiamo utilizzato i PUI, Piani Urbani Integrati, per portare a Tor Bella Monaca, Santa Maria della Pietà e Corviale: è un modo concreto per accrescere le competenze.
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