20 dicembre opinioneArte Paolo Marcio
Inserito il 20/12/2021 6:00 AM
La proiezione di un film sull’ex deputato Carlos Marigella, con un’ampia copertura in vari media, impone una biografia realistica del combattente comunista, esistito in quasi quattro decenni di vita nazionale nel secolo scorso. Questa mossa leggendaria mira a trasformarlo in “Che Guevara”.
Patriottica, mostrando senza giudizio di merito il percorso della figura significativa.
Ci sono molte persone, compresi ex comunisti, e giovani ancora affascinati dagli ideali rivoluzionari, che ammirano Marijella, che ha vissuto una vita coerente con i suoi ideali e sempre attinente al movimento comunista. Certo, c’è chi, di fronte a tante informazioni, alle azioni indiscutibili del loro omologo argentino-cubano, considera un terrorista freddo, indifferente alla vita degli altri in nome della “causa”.
Mentre era ancora studente, a Bahia si unì alla gioventù comunista, acquisì presto una certa importanza nel movimento studentesco e nel 1934, già abbandonando il corso di ingegneria, si trasferì a San Paolo per dirigere il movimento studentesco, e dopo di ciò, ogni sorta di del lavoro rivoluzionario. Dopo un’intensa attività, che gli costò alcuni arresti, fu eletto deputato federale all’Assemblea Costituente nel 1946, perdendo il mandato quando il Partito Comunista Brasiliano (PCB), a cui apparteneva la sua sede, insieme ad altri personaggi di spicco della nostra vita pubblica , come Luis Carlos, sono diventati illegali Sacerdoti, senatore, e Jorge Amado, rappresentante federale.
Nel 1952, non era d’accordo con le istruzioni di Mosca di dare la priorità all’infiltrazione nell’esercito, nella Chiesa, nel mondo del giornalismo, della letteratura e nel mondo artistico in generale, e lasciare il partito da cui era stato espulso. Stalin credeva che il comunismo avesse perso la sua possibilità di conquistare l’Europa nella guerra civile spagnola, con la sconfitta attribuita all’esercito e alla Chiesa.
Con la rivoluzione del 1964, acquisì importanza nella formulazione e nell’opera di movimenti che praticarono la violenza, le esecuzioni, le rapine in banca, i treni paga e gli attentati dinamitardi con la vittima mortale nelle caserme dell’esercito. Era a Cuba e poi scelse i giovani che si sarebbero formati nei campi cubani.
I libri “Minimum Revolutionary Action” invocano e giustificano gli attacchi e l’uccisione di simboli del regime militare o del capitalismo. Questa guida è stata tradotta in altre lingue e diffusa in tutto il mondo. Le autorità italiane e argentine hanno sequestrato copie in italiano e spagnolo.
La sua intensa attività a San Paolo lo porta ad utilizzare il monastero domenicano come appoggio e rifugio. Secondo la letteratura sull’argomento, furono due prigionieri religiosi a portarlo all’incontro che si concluse con la sua morte in un quartiere di lusso di San Paolo. Non ha mai combattuto contro il regime brasiliano per la causa democratica, ma per la dittatura del proletariato, come nel consenso di coloro che vissero in quegli anni, compresi i compagni di lotta, come nel caso di Fernando Gabeira.
Era dedito a ciò in cui credeva e metteva la causa al di sopra di ogni altra cosa. Merita tutto il rispetto di chi pensava – o pensava – come lui. Solo chi non crede che sarebbe meglio una vittoria per i sostenitori cubani e comunisti dovrebbe sapere chi era il protagonista del film di propaganda e chi è stato sleale alla storia del personaggio, frutto di un periodo di tragici fraintendimenti.
Aristotele Drummond giornalista