Il lavoro della regista italiana Cecilia Mangini, “uno dei più grandi nomi del documentario”, sarà oggetto di un’ampia retrospettiva, a ottobre, del DocLisboa Festival e della Cinemateca Portuguesa, annunciate mercoledì dalle due entità.
“A ottobre Doclisboa ha reso omaggio a Cecilia Mangini Cinema, uno dei più grandi nomi del documentario in Italia, e dedica una retrospettiva all’intero lavoro del regista, in collaborazione con la Cinemateca Portuguesa”, si legge nel comunicato del festival del documentario. .
La retrospettiva si propone di “mostrare il lavoro di una delle donne protagoniste del documentario italiano (…), opera seminale ancora sconosciuta su un periodo storico di grandi sconvolgimenti in Italia, con uno sguardo particolarmente inquietante verso i più svantaggiati”, scrive da parte sua Cinematica Portuguesa.
Cecilia Mangini è morta lo scorso gennaio, all’età di 93 anni, dopo una carriera che l’ha resa un “riferimento” nel documentario, ed è rimasta attiva fino allo scorso anno, quando il suo ultimo film, “Due scatole dimenticate” (Two Boxes Forgotten, 2020) , è stato proiettato al Film Festival European di Siviglia, che ha reso omaggio al regista.
Nata nel 1927, a Mola di Bari, nel sud Italia, “figlia di padre socialista, di umili origini, e di madre nobile, Mangini si allontanò rapidamente dal fascismo dell’educazione formale” all’epoca, “e optò per ideali di sinistra , assumendosi in seguito come anarchico”, come Leggi lo spettacolo cinematografico.
“Questi ideali hanno segnato la sua visione, inizialmente nel suo lavoro nella fotografia di strada e poi nel cinema, in cui ha firmato una serie di documentari che ha definito libertari, incentrati sulle differenze sociali riscontrate in un sistema conservatore profondamente religioso”, continua il testo rilasciato dall’istituto. .
Mangini inizia a fotografare nel 1952 e debutta nel 1958 con “Ignoti alla Città”, in collaborazione con Pier Paolo Pasolini, autore di un documentario di 12 minuti sui giovani della periferia e del mondo marginale di Roma, in esso Il tempo è proibito dai censori.
Con Pasolini, il regista lavora anche a due film Stendal ((1960), incentrato sulle donne del sud Italia che piangono i morti, opera con musiche di Igesto Macci, e “La Canta delle Maran” (1961), girato alla periferia di Roma, che definirà poi i romanzi di Pasolini.
Questi primi tre film diretti dal regista costituiscono l’allineamento della sessione di anteprima della sessione, prevista per il 6 agosto, alla Cinemateca Portuguesa, a Lisbona.
La retrospettiva, organizzata con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona, comprenderà tutti i film diretti da Cecilia Mangini e anche una serie di titoli firmati dal marito, il regista Lino del Fra (1927-1997), in cui la regista “ha lasciato il segno come sceneggiatore o collaboratore impressionante.
Cecilia Mangini ha realizzato filmografia per sette decenni. “Fin dall’inizio della sua carriera, ha avuto una visione impegnata, attenta e intima dell’individuo e della società”, ha scritto DocLisboa da parte sua.
“I suoi film mantengono una grande importanza perché esplorano temi urgenti, come la condizione delle donne, le società emarginate ed emarginate, le radici del fascismo, le migrazioni o l’ingiustizia sociale. L’opera di Mangini è costellata di poesia e bellezza, ma è soprattutto un storia di vita dedicata a pensare al cinema come strumento di resistenza” Ciò che conferma l’annuncio del festival.
La presentazione dell’opera di Mangini si unisce all’intera retrospettiva dedicata alla fotografa e regista Ulrike Ottinger, “una figura unica nel nuovo cinema tedesco”, annunciata da DocLisboa, che passerà anche in Cinemateca.
In preparazione per il 6 agosto, Doclisboa e Cinemateca mostreranno anche l’opera prima di Ulrike Oettinger, “Laokoon & Söhne”, in associazione con Tabea Blumenschein.
La 19a edizione di Doclisboa si svolge dal 21 al 31 ottobre, e prevede di tornare nelle sale cinematografiche della capitale.