Specialista della riproduzione assistita e direttore della Clnica Vilara
Nell’ottobre dello scorso anno, la rivista scientifica The Lancet ha pubblicato il primo studio che indica che il sistema riproduttivo maschile può essere influenzato negativamente dal Sars-CoV-2. Il post riporta che i patogeni responsabili di COVID-19 influenzano la formazione dello sperma e il processo di produzione dello sperma. I ricercatori hanno anche notato edema ed essudazione nei globuli rossi, nonché assottigliamento degli strati cellulari che coprono il testicolo e l’epiddimo (il luogo in cui è immagazzinato lo sperma).
Nel gennaio di quest’anno, Reproduction ha pubblicato un sondaggio a sostegno dell’articolo di Lancet. Lo studio ha indicato “la prova diretta al momento attuale che l’infezione con il virus corona emergente (Covid-19) altera la qualità delle tossine e la capacità riproduttiva dei maschi”. Tuttavia, è necessario esercitare cautela nel rilasciare tale affermazione, poiché il nuovo Coronavirus non è ancora del tutto noto e molte domande sulla validità degli effetti risultanti devono essere analizzate.
La comunità medica è già consapevole che l’infezione da qualsiasi virus influisce temporaneamente sulla produzione di gameti maschili, principalmente a causa degli effetti della parotite e del virus Zika sulla salute riproduttiva maschile. In alcuni casi, il numero di spermatozoi delle persone infettate da agenti patogeni raggiunge lo zero e tende a rimanere tale per alcune settimane o mesi.
Tuttavia, l’articolo sulla clonazione non chiarisce se i volontari che partecipano alla ricerca siano stati infettati da qualche altro virus negli ultimi mesi, lasciando dubbi sulle “prove” fornite dallo studio. Il post rivela che ha confrontato 105 uomini vulnerabili non infetti da COVID-19 con 84 uomini vulnerabili che sono risultati positivi al nuovo coronavirus e ha analizzato il sorriso dei partecipanti a intervalli di 10 giorni per 60 giorni. Pertanto, hanno concluso che c’era un aumento significativo dell’infiammazione e dello stress ossidativo negli spermatozoi appartenenti agli uomini con Sars-CoV-2, indicando ulteriormente che la concentrazione, il movimento e la forma dello sperma di questi uomini erano stati modificati.
La notizia di questi due studi si è diffusa in tutto il mondo attraverso i principali media, ma vale la pena sottolineare l’importanza della cautela in momenti come questi.
Nel complesso, è stato condotto un numero limitato di ricerche sulla relazione tra il nuovo coronavirus e la salute riproduttiva maschile. Per arrivare a una conclusione accurata, la scienza richiede più studi, campionamenti, indagini, test, analisi e, soprattutto, provocazioni che incoraggino i ricercatori a presentare argomentazioni fondate e coerenti.
Pertanto, è della massima importanza che le autorità pubbliche proteggano la scienza, attraverso investimenti finanziari per il settore, o anche attraverso incentivi e riconoscimenti da parte dei professionisti, che si stanno dedicando a un futuro migliore. In caso di dubbio sulla fertilità, è necessario consultare uno specialista per ottenere chiarimenti e condurre gli esami necessari.