Il lavoro del Consiglio Episcopale Italiano (CEI) e della Caritas a sostegno delle persone sempre più sofferenti in Terra Santa è culminato nell’incontro di venerdì (27/06) con il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca dei Latini a Gerusalemme. Padre Marco Bagniello, direttore della Pastorale della Carità, afferma: “Situazioni dolorose che richiedono la vicinanza di tutta la Chiesa cattolica”.
Federico Piana – Vatican News
L’opera della Cei e della Caritas italiana è arrivata al cuore degli abitanti della Terra Santa a Gerusalemme, nella zona araba di Beit Safafa, e nelle zone palestinesi di Betlemme, Ramallah, Beit Sahour, Beit Jala. Il tutto attraverso gesti e parole di pace. Iniziato il 25 giugno, il viaggio non ha mancato di prendere avvio da quello che i cittadini durante la guerra definirono un mito: il villaggio di Nev Shalom, esperienza di convivenza tra arabi palestinesi ed ebrei israeliani nella zona ovest della città. Il monaco, conosciuto anche come l’oasi della pace, dovrebbe servire da lezione.
Unità e fratellanza
Padre Marco Pagniello, direttore della Caritas Italiana e uno dei membri della delegazione della Cei, afferma: “Con la nostra presenza vogliamo manifestare il desiderio di unità, comprensione e fraternità della Chiesa in Italia”. Secondo il sacerdote, la visita della delegazione della Cei mira anche a capire in modo concreto che tipo di opera di solidarietà si può fare con i soldi raccolti dalla Cei durante la colletta nazionale di digiuno: “Sappiamo delle tante difficoltà che Gaza e Gerusalemme stanno attraversando in particolare si tratta di situazioni dolorose, ciò richiede la vicinanza e la partecipazione di tutta la Chiesa cattolica”.
Diritti negati
L’incontro tra i rappresentanti italiani e i membri del consiglio direttivo di Caritas Gerusalemme è necessario per comprendere l’impossibilità dei ricongiungimenti familiari multipli, la violazione dei diritti umani, considerata grave e sistematica, nonché i piani da attuare. Incoraggiare le persone a prendere il controllo della situazione senza essere costrette a dipendere dall’assistenza umanitaria. Padre Bagniello aggiunge: “Quando abbiamo visitato la zona cristiana di Gerusalemme, abbiamo visto che alcune famiglie erano divise da alcune leggi che non permettevano loro di riunirsi. All’interno di un nucleo familiare alcuni membri hanno diritti riconosciuti mentre altri no. Ma prima abbiamo notato che la chiesa locale non li ha abbandonati.
Progetti concreti
A Ramallah, in Cisgiordania, padre Bagnello, insieme ad altri membri della parrocchia, ha potuto capire come funziona un centro di orientamento professionale, dove le donne imparano il cucito e l’artigianato. La delegazione della Cei si è congratulata con padre Yaqub Rafidi, Direttore e Amministratore generale delle Scuole del Patriarcato latino di Gerusalemme, che da molti anni garantisce professionalità nell’insegnamento, ospitalità e armonia tra gruppi di diverse tradizioni religiose.
Incontro con il patriota
Nell’ultimo giorno della missione della Chiesa italiana, si è svolto l’atteso incontro con il patriarca latino di Gerusalemme cardinale Pierbattista Pisaballa, padre Bagniello spiega: “Abbiamo sentito quali linee guida vuole dare alla Cei e alla Caritas. La cosa migliore per raggiungere la Terra Santa è camminare. La Chiesa italiana, attraverso la Caritas, è conosciuta come una realtà che, in silenzio, cerca di fare la sua parte.