Una decisione estranea al mondo del calcio, ma che tocca direttamente il calcio. Il governo italiano ha deciso di porre fine a”Decreto crescita“, una misura introdotta nel 2019 con l'obiettivo di ridurre le tasse sui giocatori neoarrivati nel Paese fino al 20% dell'imposta sullo stipendio. L'elenco degli atleti ingaggiati nell'ultima finestra di mercato, composto da nomi importanti come Weah (e ora tocca la Juventus), Aouar (Roma), Loftus-Cheek e Pulisic (Milan), e Marcus Thuram e Pavard (Inter).
La decisione è stata emessa martedì (17) e ha scatenato polemiche tra i club italiani. Il concetto è che il provvedimento porta a tre conseguenze del tutto interconnesse: aumento dei costi per i club, diminuzione degli investimenti sugli stranieri e/o diminuzione dell'interesse di questi giocatori a trasferirsi nel campionato italiano.
EHI Decreto crescita Non era una misura del calcio. L'emendamento, infatti, riguarda tutti i lavoratori stranieri, con l'obiettivo di incentivare le persone a trasferirsi in Italia beneficiando degli sgravi fiscali. La differenza è che, con il bilancio fissato per il 2024, il governo italiano ha espressamente escluso da questa fascia di beneficiari gli atleti di tutti gli sport. Secondo la Gazzetta dello Sport, questa misura costringe in definitiva un “cambio di strategia” da parte dei dirigenti dei club.
Quando è stato creato, Decreto crescita Ne hanno beneficiato gli atleti non residenti in Italia nei due anni precedenti il loro arrivo. Questi atleti dovevano rimanere nel Paese per almeno due anni e quindi pagavano un'imposta sul valore totale dei loro stipendi pari al 25%, e non al 45% come avveniva originariamente.
Il decreto era, indirettamente, simile alla “Legge Beckham”, redatta circa 20 anni fa per concedere vantaggi fiscali ai giocatori che si trasferivano in Spagna. In terra spagnola, questa legge è diventata famosa per aver spinto il calcio spagnolo verso una nuova era di stelle, avvenuta proprio nel bel mezzo del declino del calcio italiano negli ultimi decenni.