Le emissioni di gas serra sono aumentate del 2% negli ultimi tre anni, le energie rinnovabili sono diminuite del 2% lo scorso anno e la decarbonizzazione non tiene il passo con i nuovi obiettivi europei: la green economy italiana si trova ad affrontare difficoltà, ritardi e dati poco positivi.
Tuttavia, rispettando gli obiettivi del pacchetto europeo di decarbonizzazione “Fit for 55”, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, l’Italia potrebbe ottenere in 10 anni un aumento del valore aggiunto di 689,1 miliardi di dollari e un risparmio sui soli costi del settore energetico, 66 miliardi di dollari come Stato i ricavi salgono a 529,5 miliardi. L’attuazione delle misure europee di economia circolare consentirà all’Italia, entro il 2030, di risparmiare 82,5 miliardi di dollari in materiali importati, aumentare il valore delle attività di riciclo dei rifiuti di 4 miliardi di dollari e ridurre i costi di smaltimento dei rifiuti in discarica di 7,3 miliardi di dollari.
“Semplificare e più certo un quadro normativo per la decarbonizzazione, ridurre i costi energetici e un maggiore sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, che sono più economiche e sicure per la penetrazione dell’elettricità, migliorare la circolarità dell’economia e rafforzare le catene industriali nazionali del Paese. “Transizione: con questi impegni possiamo favorire il rilancio dell’economia italiana, che sta invece entrando in un periodo di preoccupante stagnazione”, è la prescrizione di Ido Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
L’immagine è per L’economia verde in Italia Scattata occasionalmente a Rimini Scienziato ambientale, l’evento leader del bacino del Mediterraneo per le tecnologie dell’economia circolare. Dagli Stati Generali della Green Economy, patrocinati dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, emerge un’Italia a due velocità. Da un lato, si è lontani dall’obiettivo del 40% del fabbisogno energetico rinnovabile (entro il 2030), sceso dal 21 al 19% l’anno scorso, e che ha visto un aumento del 5% del consumo energetico e dei gas serra. Emissioni nel settore dei trasporti D’altro canto c’è la produttività delle risorse del Paese, che nel 2022 è ancora tra le migliori dell’Ue, con 3,3 euro di Pil per chilogrammo di risorse consumate (ma inferiore rispetto ai 3,5 del 2019). Buono anche il livello di percentuale di riciclo di tutti i rifiuti: nel 2020 era pari al 72%, contro una media europea del 58%. Nel 2021 il tasso di utilizzo di materiale da riciclo è stato del 18,4%, un valore buono rispetto alla media europea, ma in calo rispetto al 2020.
Secondo i dati diffusi dalla Confederazione Nazionale Imballaggi (Conai) presentati a Rimini, Nel 2022, su 14,5 milioni di tonnellate di imballaggi immessi al consumo, 10 milioni e 400mila hanno trovato una seconda vita, pari al 71,5% dei rifiuti di imballaggio in Italia.. I dati del 2022 confermano come l’Italia sia uno dei Paesi Ue dove il riciclo si fa di più e a costi minori. I tessili rappresentano una nuova frontiera per il riciclo. Con Ecomondo Confcooperative Federsolidarietà ha lanciato il modello di cooperazione sociale a livello nazionale. Una misura che potrebbe portare alla creazione di 50.000 opportunità di lavoro e percorsi di integrazione per 15.000 persone svantaggiate. «Delle 150mila tonnellate di rifiuti tessili raccolti oggi in Italia, più di un terzo appartiene alle cooperative sociali – spiega Katia Golino, Direttore Sociale di Confcooperative Romagna -. Imprese che adottano un modello di business sostenibile e inclusivo, che già garantisce l’occupazione di più di 5.000 lavoratori, di cui circa 1.500 persone con disabilità e persone svantaggiate.