Il documentarista e scrittore Mark Cousins si concentra sull’Italia del primo Novecento per analizzare le origini delle dittature europee del XX secolo e l’uso del cinema come strumento di propaganda.
L’Italia del primo dopoguerra era una nazione traumatizzata, con la sua autostima ferita dalle recenti umiliazioni nelle battaglie di Caporetto e del Piave, e scivolata in una depressione economica e sociale, certamente esacerbata da una certa nostalgia latente per l’età imperiale.
Con il privilegio della distanza storica, sembra facile vedere che il terreno era fertile per l’emergere di uomini della provvidenza che avrebbero sollevato lo spirito della nazione con la promessa di renderla di nuovo grande. puntando a Logo Trump non è innocente, perché “March on Rome”, un saggio documentario di Mark Cousins, inizia citando l’ex presidente americano della Providence, Benito Mussolini, teorico e attivista fascista.
Dopo essersi inizialmente affermato nelle regioni della Pianura Padana e della Romania, formando brigate paramilitari che usavano la violenza indiscriminata per intimidire ed eliminare gli oppositori politici, il fascismo rappresentato da Mussolini decise di impadronirsi del paese e mobilitò le sue camicie nere alla marcia. Su Roma. Il resto è storia: il governo, già indebolito, cade dopo che il re Vittorio Emanuele e il primo ministro Luigi Facta rifiutarono le richieste di dichiarare lo stato d’assedio. Alla fine il potere sarebbe stato consegnato dal re all’autoproclamato Benito Mussolini.
Cousins affronta l’episodio della marcia fascista come mezzo per contestualizzare i cinema, che all’epoca erano un moderno strumento di propaganda, e di come il fascismo italiano sia stato un precursore di questo sfruttamento. A tal fine, Cousins analizza il trailer di “A Noi!” di Umberto Paradisi. che accompagnò la marcia fascista verso Roma, esplorando i trucchi artistici utilizzati dal regista per esagerare le dimensioni della marcia ed evocare la presenza quasi spettrale di Mussolini. Infatti, nel Paradisi Mussolini – e per estensione l’Italia intera – viene presentato attraverso un primo piano spettrale, che ricorda Murnau, ignorando il fatto che il comandante si recò a Roma solo quando capì che la marcia sarebbe stata una marcia. successo.
Nel costruire la sua personalità politica, Mussolini ebbe sempre in mente la forza della teatralità e, in questo senso, Paradisi fu uno dei fondamenti del mito dell’uomo che avrebbe restituito l’orgoglio di un’Italia prospera e imperiale. . Inoltre, visto il modo in cui suggerisce più che spiegare, “A Noi!” In seguito sarebbe servito da modello di propaganda per altri regimi non così lontani come Spagna e Germania.
Nel suo stile distintivo di collage documentaristico, Cousins intreccia immagini contemporanee e d’archivio narrate dallo stesso regista, con interventi occasionali di un personaggio anonimo interpretato da Alba Rohrwacher, che sembra rappresentare i cambiamenti di umore della classe operaia italiana nel periodo di fronte all’ascesa, al consolidamento e alla caduta del fascismo.
Queste intrusioni contribuiscono a perdere di vista un film che diventa più interessante quando si aggrappa a quella che sembra essere la sua motivazione principale: il potere dell’immagine di manipolare le masse, di cui l’esempio del fascismo italiano è esemplare. Si può tuttavia comprendere la scelta di Cousins di fare chiarezza e ampliare lo spettro della visione di un’Italia che esisteva dopo l’ascesa del fascismo, intitolandosi, tra le altre cose, “Una Giornata Particolare”, la classica commedia di Ettore Scola ambientata nel giorno ha visitato… Ha Hitler e Mussolini a Roma.
E tra tutto quello che è successo, il film di Scola ci racconta che nei momenti bui, anche semplicemente restare in vita può essere un atto di resistenza. Nel film “Marcia su Roma” Cousins ha anche un suo personale atto di resistenza: il canto delle sirene, la voce di Mussolini, non si sente nemmeno una volta in tutto il film.
Uscirà nei cinema portoghesi il 26 ottobre 2023.