MANSURA, 7 DIC (ANSA) – E’ uscito dall’Università di Bologna Patrick Jackie, attivista e ricercatore egiziano che ha trascorso quasi due anni di carcere in Egitto.
In seguito al processo di Zaki a Mansoura martedì (7), i suoi avvocati hanno detto ai giornalisti che, sebbene non fosse ancora stato rilasciato, sarebbe stato scarcerato.
Tuttavia, non è noto se il ricercatore 30enne verrà rilasciato questo martedì o nei prossimi giorni. “Sappiamo che è stata presa la decisione di rilasciarlo, ma al momento non abbiamo altri dettagli”, ha detto all’ANSA l’avvocato Hota Nasrallah.
L’8 febbraio 2020, dopo essere tornata in Egitto per le vacanze, Jackie è stata arrestata con l’accusa di “propaganda distruttiva” attraverso i post di Facebook.
Tuttavia, è stato successivamente condannato da tre articoli per “diffusione di notizie false”, uno dei quali sui cristiani perseguitati dallo Stato Islamico (IS) dal 2019 e discriminati da sezioni della comunità musulmana in Egitto.
Studente dell’Università di Bologna, uno degli atenei più prestigiosi d’Italia, è ricercatore presso l’Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR), organizzazione egiziana per la tutela dei diritti umani.
Il caso contro Jackie è seguito da vicino dagli ambasciatori italiani e il Parlamento europeo ha già approvato una risoluzione che concede la cittadinanza al governo, finora ignorata dall’ufficio del presidente del Consiglio Mario Draghi.
Il prossimo processo agli egiziani è stato aggiornato al primo febbraio. “E’ un grande sospiro di sollievo, perché 22 mesi di carcere sono finiti e speriamo che questo sia il primo passo verso il rilascio”, ha detto all’ANSA Ricardo Nouri, portavoce di Amnesty International Italia.
Il caso del fantino è diventato famoso nel Paese europeo per aver segnato la morte del ricercatore italiano Giulio Regene, rapito, torturato e assassinato al Cairo nel gennaio 2016.
Regini ha partecipato a sindacati segreti e ha sollevato la possibilità di crimini politici contro il governo del presidente Abdel Fattah al-Sisi.
Lo scorso gennaio la Procura di Roma ha condannato quattro agenti dei servizi segreti egiziani per la morte dell’investigatore, ma il processo è stato inizialmente sospeso perché i tribunali del Paese africano non hanno voluto fornire i loro indirizzi agli imputati. (ANSA).
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